Parto in Casa nei Tempi del Coronavirus
da Karin DeLucia, ostetrica, e Kiersten Pilar Miller
Come abbiamo spesso detto nelle ultime settimane, viviamo in tempi strani. Molte cose che abbiamo dato per scontate ci sono state portate via e molte delle nostre credenze sono state messe alla prova.
Le nascite a domicilio sono una scelta che abbiamo sempre sostenuto pienamente, ma non abbiamo mai fatto proseliti. Abbiamo sempre creduto che il posto migliore per partorire sia dove la donna si sente più a suo agio e sicura. Per molte donne, quel posto è l’ospedale. Ci sono molte ragioni che hanno contribuito a creare questo senso comune: storie personali, condizionamento sociale, influenza dei media, sistemi di credenze della famiglia e della comunità. Ma ai tempi del Coronavirus una domanda essenziale è: “Dove saranno lei e il suo bambino più al sicuro?”
Nel 2014 il NICE (National Institue for Health Care Excellence) ha pubblicato uno studio che afferma che l’assistenza di un’ostetrica è sicura quanto le cure ospedaliere e che per le donne in gravidanza a basso rischio il parto in casa o in una casa maternità è sicuro quanto quello in una struttura ospedaliera.
Al tempo del COVID-19, queste raccomandazioni sembrano assumere ancora più importanza. Le politiche ospedaliere qui in Italia cambiano ogni giorno e la presenza del partner o di un’altra figura durante il travaglio e il parto è incerta e può variare da struttura a struttura.
La verità è che noi donne non abbiamo mai smesso di mettere al mondo i nostri figli nella privacy delle nostre case. Oggi è un pensiero comune e condiviso che il parto debba avvenire in ospedale, considerandolo un evento pericoloso. In passato, un parto in casa era un evento normale e socialmente accettato. Le donne hanno trasmesso il concetto e l’esperienza del parto come un evento trasformativo e fondante che è parte integrante della vita di molte donne. Oggi non abbiamo più la trasmissione intergenerazionale di questa conoscenza; oggi le donne incinte entrano in grandi strutture ospedaliere con grandi pance e ne escono con una creatura. Come avviene quel processo è “sconosciuto” e le poche storie condivise tra le donne spesso trasmettono una cultura del parto basata sulla paura e sul dolore. Il risultato è che culturalmente siamo arrivati a pensare che senza “andare da qualche parte” non siamo in grado di partorire e che un parto in casa fa paura.
Il parto in casa è comune in molti paesi europei e negli anni è diventato sempre più riconosciuto dalle istituzioni italiane. Ci sono alcune regioni in Italia che hanno regolato il parto in casa e forniscono rimborsi economici alle famiglie che decidono di partorire a casa (vedi informazioni alla fine dell’articolo).
“E se succede qualcosa?”
Culturalmente siamo portati a pensare che il parto sia una questione di “fortuna” e non il risultato di un viaggio che dura nove mesi. Nei nove mesi di gravidanza possiamo adottare uno stile di vita che ci aiuti a mantenere la nostra salute nel miglior modo possibile. Durante la gravidanza i nostri corpi tendono a mantenere uno stato di benessere con l’obiettivo ovvio di preservare la continuazione della specie. Possiamo incentivare e promuovere questo stato di benessere mangiando cibi sani, facendo esercizio fisico e facendo scelte di vita salutari. Pertanto, se la gravidanza è fisiologica e ci sono molti segni che la madre e il bambino sono entrambi sani, la possibilità che si verifichi un evento avverso durante il parto è significativamente ridotta.
“E se dovesse succedere qualcosa?”
Le ostetriche che assistono le nascite a domicilio sono operatrici sanitarie qualificate, con esperienza, ma soprattutto con l’obbligo di rimanere aggiornate sulla gestione delle emergenze ostetriche. Quando si verifica un’emergenza, le ostetriche portano con sé gli strumenti e i prodotti farmaceutici per gestire e stabilizzare la situazione fino all’arrivo di un’ambulanza. Va detto che statisticamente i trasferimenti non urgenti avvengono più frequentemente di quelli legati ad emergenze ostetriche. Quando un parto si discosta da un normale percorso fisiologico, le ostetriche hanno il tempo di riconoscere la situazione, discuterne con la donna / famiglia, prima di decidere se trasferirsi in un ospedale.
Già nel 1985 a Copenaghen l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) dichiarò:
“È importante ricordare che non è mai stato scientificamente provato che un ospedale sia un luogo più sicuro di una casa per dare alla luce un bambino se una donna ha avuto una gravidanza senza complicazioni. Gli studi sul parto a domicilio nei paesi sviluppati hanno dimostrato che i tassi di morbilità e mortalità per madre e figlio sono uguali o inferiori ai tassi di natalità per gravidanze non complicate. Questi studi hanno rivelato che gli interventi sono significativamente più bassi nei parti a domicilio rispetto a quelli in ospedale (…) Ci sono casi speciali in cui alcune donne hanno bisogno di cure ospedaliere specializzate. Molte donne potrebbero partorire a casa con gli stessi risultati, se non migliori.”
“Quali sono i vantaggi di un parto in casa?”
- Continuità di cura: l’ostetrica ti segue durante la gravidanza, il parto e il periodo postpartum.
- Assistenza personalizzata: si tratta di una forma di assistenza su misura te, in base alle tue richieste e alle tue esigenze.
- Intimità: si riducono le interferenze esterne nell’ambiente più confortevole e rilassante, la vostra casa! Non c’è separazione da tuo figlio al momento della nascita, o subito dopo, e il tuo partner o chi desideri può essere presente e condividere tutto questo con te.
- Sicurezza: due ostetriche professionalmente formate e attrezzate si concentrano solo su di te, anziché una per numerose donne in travaglio.
- Libertà: libertà di movimento ed espressione, senza giudizio.
- Aumento dei risultati positivi sulla salute: la riduzione delle interferenze esterne durante il parto consente a un sistema molto elaborato, ma finemente architettato, di funzionare al massimo delle sue potenzialità. Il parto in casa protegge la donna dalle episiotomie non necessarie e incoraggia la corretta trasmissione del microbiota da madre a figlio, stabilendo le basi della salute sia a breve che a lungo termine per la creatura.
- Ritardare il taglio del cordone ombelicale il più a lungo possibile: questo promuove migliori outcome neonatali rispetto al taglio precoce (che avviene prima del secondamento, spesso dopo pochi secondi dal parto), dando il tempo necessario alla creatura per ricevere il sangue dalla placenta con le sue cellule staminali. Questo ritardo del taglio cordonale consente anche alla creatura di passare più delicatamente dalla vita intrauterina a quella extrauterina.
- Soddisfazione: le donne che partoriscono in casa hanno un altissimo grado di soddisfazione per le loro esperienze di nascita.
- Un ambiente rispettoso e un legame: il rispetto non è solo per la donna che sta partorendo, ma implica anche la preparazione di un ambiente accogliente per il bambino, uno spazio piacevole, silenzioso, con scarsa illuminazione e predispone a un maggior contatto con mamma, papà, fratelli e sorelle, se presenti.
- Tassi più elevati di successo dell’allattamento al seno: tutte le condizioni sopra elencate portano a un maggiore successo nell’avvio all’allattamento al seno, perché anche questo non è una questione di fortuna ma dipende in buona parte dalle informazioni ricevute e dal supporto durante la gravidanza, il travaglio, il parto e soprattutto nelle due ore dopo la nascita.
- E in questo particolare momento, permette di evitare le strutture ospedaliere che stanno affrontando una crisi sanitaria internazionale: significa non aumentare l’onere che i nostri operatori e operatrici sanitarie stanno sostenendo, evitando di essere esposti a batteri e virus normalmente presenti in un ospedale, e adesso a maggior ragione per l’emergenza COVID-19.
Esistono senza dubbio procedure mediche che salvano vite umane e che dovrebbero essere utilizzate nei casi in cui sono necessarie, ma quando vengono utilizzati interventi medici durante un parto fisiologico, c’è il rischio di avere un effetto domino, in cui una procedura crea la necessità di effettuarne un’altra, fino a quando il corpo, non potendo più compensare autonomamente, necessita di ulteriori interventi esterni, producendo appunto una reazione a catena. Partorire a casa riduce il rischio di avere complicanze associate a danni iatrogeni (ossia causati da interventi medici).
In questo momento di incertezza, il parto in casa è il modo migliore per ottenere i migliori risultati possibili sia per la madre che per il bambino.
Il parto è un processo fisiologico che il nostro corpo sa come affrontare. Le donne sono competenti! Non resta che scoprire il nostro modo personale di farlo.
In questo momento di crisi sanitaria internazionale dobbiamo tenere a mente che l’unica persona sana al mondo che viene ricoverata in ospedale è la donna incinta.
Auguriamo a tutte voi di intraprendere e continuare un meraviglioso viaggio verso la genitorialità, e vi facciamo i nostri migliori auguri per qualunque scelta facciate sul luogo in cui dare alla luce la vostra creatura. Benvenute/i in una delle più grandi avventure della vita!
Stato dell’arte del parto a domicilio in Italia:
Le province italiane in cui il costo del parto a domicilio è coperto dallo Stato sono: Torino, Reggio Emilia, Modena e Parma.
Le regioni in cui i costi del parto in casa sono parzialmente rimborsati dallo Stato sono: Piemonte, Emilia Romagna, Marche, province di Bolzano e Trento, Lazio. I rimborsi variano da € 800 a € 1500 (Emilia Romagna).
Sarà interessante vedere se questa situazione porterà a un cambiamento nella politica relativa alla copertura del parto a domicilio da parte dello stato italiano e di altri paesi.
Karin DeLucia è un’ostetrica. Ha vissuto e lavorato in Nuova Zelanda per due anni, ampliando il suo inglese e le sue abilità ostetriche. Ha un sito web www.ostetricakarindelucia.
Kiersten Pilar Miller is a Mombassador and Bellies Abroad Founder. She has lived in Rome since 2004 and is a single mom to a precocious self proclaimed feminist tween.
Images thanks to Kevin liang, Homebirth Australia & Francesco Sili